AIsent, la start up di quattro giovani bergamaschi che unisce sicurezza e tecnologia

E’ partito tutto da una notizia di cronaca, di quelle che ultimamente ai telegiornali si sentono spesso: una ragazza aggredita sul treno. Da lì la rabbia, lo sdegno e poi la domanda: com’è possibile che nessuno abbia sentito nulla? La risposta è arrivata sotto forma di idea geniale: così è nata AIsent, la start up tutta made in Bergamo con cui quattro giovani hanno provato a trasformare il concetto di sicurezza nei luoghi pubblici. Come? Con una semplice tecnologia di intelligenza artificiale in grado di riconoscere i suoni di pericolo e trasmettere l’allarme.

AIsent, un team tutto bergamasco per una tecnologia d’avanguardia

Il team di AIsent è composto da quattro bergamaschi doc, incontratisi – un po’ per studio e un po’ per amicizia – nelle aule e nei laboratori della facoltà di Ingegneria Informatica dell’Università di Bergamo.

Alla faccia dei cervelli in fuga, ci verrebbe da dire: perché qui di cervelli ce ne sono ben quattro, e tutti radicati nel proprio territorio.

Daniele Gamba e Mattia Peracchi sono studenti magistrali in ingegneria informatica (ingegneria meccatronica, per l’esattezza). Michele Ermidoro e Mirko Mazzoleni sono invece ricercatori PhD e professori universitari. Classe ’94 i primi, un poco più grandi i secondi. L’idea di provare a sviluppare una tecnologia di riconoscimento sonoro in grado di aiutare la sicurezza nei luoghi pubblici è partita da Michele Ermidoro, che ha coinvolto il suo tesista Daniele e successivamente anche Mirko e Mattia.

Dallo sviluppo del primo prototipo alla creazione della start up, il passo è stato breve.

La nascita di AIsent: storia di un’idea

«Quando abbiamo sentito la notizia di una ragazza aggredita sul treno – racconta Mattia -, abbiamo pensato che sarebbe servito un meccanismo per identificare in maniera automatica le situazioni di pericolo. Ci siamo informati, ma non esisteva niente di simile».

Detto fatto: ci hanno pensato loro. All’inizio si è trattato di sviluppare il software e un piccolo prototipo. Bisognava farlo funzionare, insegnare all’intelligenza artificiale a riconoscere determinati suoni e studiarne le possibili applicazioni. Non poi così impossibile per chi come loro maneggia quotidianamente dati e programmazione e lavora (o vorrebbe lavorare in futuro) proprio nel mondo dell’ingegneria informatica.

Poi è stato il momento di “portare in giro” l’idea.

«Siamo arrivati terzi all’edizione 2017 di “Start Cup Bergamo” – spiega Mattia – e siamo arrivati in finale anche a “Start Cup Lombardia 2017”, dove eravamo gli unici bergamaschi».

Il passaggio da “bella idea” a “start up vera e propria” è avvenuto meno di due mesi fa. Il 2 marzo 2018 è nata ufficialmente AIsent, con l’iscrizione al registro delle imprese come start up innovativa. Un traguardo che – ci tengono a sottolinearlo – è in realtà un punto di partenza: c’è l’idea e funziona, ma ora si tratta di farla diventare un prodotto reale.

Già, perché finora il team si è concentrato sulla realizzazione del software. Per la finalizzazione del prodotto comprensivo di hardware servono invece ben altre forze (economiche). Ecco perché ora il gruppo è alla ricerca di partner che vogliano investire sulla loro tecnologia.

Ma come funziona AIsent?

Il meccanismo di per sé è semplice (lo sono sempre le belle idee, no?). Si tratta di una scheda elettronica dotata di un microfono in grado di ascoltare l’audio e analizzarlo, estrapolandone le informazioni necessarie.

Un po’ lo dice già il nome: “AI”, come artificial intelligence, e “sent”, da sentinel. «Ma c’è anche la chicca per intenditori – ride Mattia – , perché il nome suona un po’ come la frase “loro sentono” in dialetto bergamasco. Tutto torna!».

Fondamentale per AIsent è la parte di programmazione: «Abbiamo “insegnato” all’intelligenza artificiale a riconoscere un urlo e il rumore di uno sparo, ad esempio. – continua ancora Mattia – Ma la cosa interessante è che si tratta di una tecnologia completamente orizzontale. Può essere infatti programmata per riconoscere qualsiasi tipo di suono, e questo amplia a dismisura le possibilità di applicazione concreta».

Possibili applicazioni di AIsent, dalla cura per anziani alla sicurezza industriale

Il team di AIsent sta lavorando al momento sulla realizzazione di alcuni progetti demo, per valutare l’applicazione della loro tecnologia in campi diversi. Alcuni esempi?

«Si potrebbe usare questo software nelle case di cura, nei resort e nei centri che si occupano di anziani – spiega Mattia -. Così si potrebbe intervenire tempestivamente quando qualcuno cade o si sente male. La cura degli anziani è un settore in crescita e una tecnologia simile potrebbe rappresentare una possibilità di aiuto concreto. Lo stesso si può dire per i bambini».

Non solo. L’intelligenza artificiale basata sul riconoscimento sonoro potrebbe trovare una valida applicazione anche nel settore della domotica. «Si potrebbe programmare il software perché riconosca il rumore di vetri infranti in caso di effrazione e faccia scattare l’allarme».

L’orizzontalità del meccanismo e il fatto che si basi sul riconoscimento sonoro anziché visivo rendono inoltre AIsent utilissimo per quei contesti in cui, per motivi di privacy, le telecamere di sicurezza non possono essere installate (come ad esempio i bagni pubblici).

«Recentemente ci hanno spinto molto anche verso il ramo della sicurezza industriale, ma il nostro cuore rimane idealmente legato all’idea di usare la nostra tecnologia per la pubblica utilità», ammette il ragazzo.

L’importanza di mettersi in gioco

Quando chiediamo a Mattia quale sia il lato migliore dell’esperienza di AIsent, lui risponde con molta semplicità.

«Io mi ero sempre immaginato come ingegnere informatico in un’azienda, non avrei immaginato di aprire una start up io stesso! – spiega – Stiamo conoscendo tante realtà di cui non sospettavamo l’esistenza, è molto stimolante. E poi questa esperienza ci sta aiutando a crescere, ci ha buttati nel mondo del lavoro permettendoci di mostrare ciò che sappiamo fare. Ma a prescindere da come andrà in futuro, ne sarà valsa la pena!».

 

Il team di AIsent nella fotografia scatta per il Corriere della Sera – Bergamo

Se volete curiosare un po’, questo è il sito di AIsent.